Ettore era un bravo uaglione.

Ettore era finanziere, era al confine, ma era buono. Si chiedeva “ma perchè devo bloccare i contrabbandieri, se alla fine non fanno male a nessuno, se non allo stato?”

Ettore era un bravo uaglione, ma il colonnello gli disse “uallio, vattin”. Ettore sorrise, e disse “vabuò, camperò in un’altra maniera”.

Ettore aveva un cappello da alpino, ma senza essere mai stato alpino. Chissà che se ne faceva.

Ettore iniziò a “strappare” per vivere. Suonava la chitarra. Male, forse, ma non era una cosa fondamentale. Anche da li riusciva ad alzare qualche soldino.

Ettore si incupiva, quando si ricordava del suo figlio morto in Grecia. E dei suoi figli che mangiavano il minimo indispensabile per restare in vita. Riso, legumi. Non serviva la carne, una volta, per sopravvivere. Bastava la chitarra.

Ettore una volta ha rischiato la vita. Una bomba, vicino al porto. Proprio lui a cui non fregava nulla della guerra, ma non perchè antimilitarista. Semplicemente perchè aveva la sua chitarra, e altro a cui pensare.

Ettore litigava con sua moglie, spesso. In continuazione. Tanto che decise di andare a piazzarsi a casa del figlio e della povera nuora, che doveva tollerare la sua passione per il pesce.

Ettore decise di lasciare sua moglie, a 70 anni, perchè quando una rompe il cazzo, non esiste età che tenga.

Ettore viveva in una casetta al piano strada, davanti a quella che un giorno sarebbe diventata un’università, e davanti alla quale un sacco di ragazzi passano, futuri ingegneri, architetti, informatici, con in testa tante di quelle nozioni che lui non ha mai avuto.Ma non perchè non volesse. Semplicemente perchè aveva la sua chitarra, e altro a cui pensare.

Ettore morì così, un po’dimenticato, e un po’con il sorriso burbero sulla faccia.

Ettore io non l’ho mai conosciuto, tranne in una foto dove sembrava un rom, ma un rom di quelli felici, con la sua chitarra con il cognome fieramente dipinto sulle fasce, in bella vista.

Ettore era mio nonno. E mi ha passato due cose, senza neanche conoscermi.

La chitarra, e l’espressione da rom felice.

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