Chi mi conosce da più di un mese avrà sentito dirmi almeno una volta, parlando della mia famiglia “mi hanno avuto tardi, mio padre ha fatto i cavoli suoi, mi ha avuto a 50 anni”.

A volte continuo a ricevere piccoli aiuti dall’aldilà. Ora un lavoro pagato bene, ora una cosa travestita da tragedia, che mi fa cambiare la vita in meglio. Ora la scoperta di una mia foto appena nato che era nascosta dietro una foto ancora più vecchia, in una cornice che mi segue da 39 anni (di quella casa del 1982/3, non so bene l’anno del trasferimento, è rimasto poco. Una orrenda lumaca di ceramica portacose e quella foto). Ma la casa rimane sempre quella. Sempre in fitto. 39 anni di fitto. Un cretino da competizione!

I miei si sono sposati nel 1967. E io arrivato nel 1982.

15 anni. Quindici lunghissimi anni. La differenza tra essere un paninaro o un ragazzino influenzato dal grunge.

Mundial 82 vs Berlino 2006.

Telefono a disco vs i primi sms

Proprietario di negozio di antiquariato vs web designer freelance.

Ho sempre odiato il loro essere nonni, più che genitori. Ho odiato il dovermi occupare di loro, della loro morte. Organizzare un funerale, restare senza soldi. Non essere mai stato preso a cavalcioni sulla testa, perchè enzo non ce la faceva a sollevarmi, dopo l’infarto.

Loro sono “solo” i nonni sulla stellina di Ettore e Leda. Mai una carezza, mai una parola dolce, solo le mie parole a due piccoli volti che si sforzano di immaginarli, ma non possono.

Per colpa loro, che hanno voluto posticipare all’infinito il discorso figli.

Fino a due settimane fa. Era domenica. Da allora ho un sorriso dolce sul volto. Ho scoperto una cosa che mi ha lasciato a bocca aperta.

Rosa e Enzo avrebbero voluto avermi forse nel 1967. O 68. Sai che figo nascere nel 68.

E invece nulla. Non ci sono mai riusciti.

Nel 78, dieci anni dopo, ci erano quasi riusciti. Avevano anche scelto il nome.

Roberta. Roberta ce l’aveva quasi fatta, ma a 8 mesi ha mollato. Non ha mai visto la luce.

E dopo 4 anni, arrivo io. E dopo 5 mia sorella Simona.

Scusatemi tanto, mamma e papà. Ora sono un papà, ho rischiato di perdere Leda prima che nascesse. E non riesco neanche ad immaginare quanto abbiate sofferto.

E scusatemi tanto, tutti voi che leggete. Perchè si fa troppo presto a etichettare con “nah, quelli i figli non li vogliono fare”. E se l’ho mai pensato, e non lo sapete, comunque vi chiedo scusa.

Ah, se avete ancora i vostri genitori, parlateci. Ora, non domani. Non parlo di abbracci. Parlo proprio di capire come si comportavano con voi appena nati. Chi cambiava i pannolini. Cosa mangiavate. Con chi scopavano prima di sposarsi. Perchè no.

Perchè l’amore dei genitori è una porta che si chiude sempre di più. E poi un giorno si chiude a chiave, per sempre.

La cosa importante è amare, tutto.

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