Vi svelo un piccolo retroscena. Mia mamma è morta nel 2004, per un glioblastoma, un tumore maligno al cervello.

Ma con questa storia c’entra poco. Flashback al 1994. 1 Maggio. Concertone, ma soprattutto, la morte di Ayrton Senna. E il giorno della mia cresima.

I miei parenti se ne sbattevano altamente di me, erano tutti attorno alla tv a vedere un mito svanire su una curva a bordo di una formula uno che era molto più divertente e più pericolosa di quella attuale.

Giornata moscetta. Pochi ricordi, nessun tipo di trasporto (avevo 12 anni, e portavo la chefia, alle scuole medie). Pensate che schifo. Un bambino grasso e saccente con la chefia, che la domenica va a messa.

Ricordo ancora la passeggiata con mia madre, il lunedì pomeriggio. Passiamo davanti alla chiesa, e quel genio del mio catechista che mi dice “ehi non siete venuti alla festa postcresima. Ricordo la perfetta sincronia dello sguardo mio e di mia madre, quel dire attraverso poche parole, “si ci vediamo presto”, ben altro, tipo “coglione la cresima serve per il matrimonio, non ci vedrete almeno fino a quel momento”.

E passa il tempo. Mia madre si ammala, gravemente, e solo io sapevo quale era la sua fine. Il mio matrimonio non lo vedrà mai. E questa è la cosa che al mondo mi fa più soffrire. Quella, e i miei figli (cioè i nostri – e so che tu che stai leggendo, ti starai chiedendo “ma quelli che vuole fare con me”? – si si, proprio con te, nessun’altra).

Un pomeriggio, verso la fine, cerco conforto in una chiesa. CHIUSA. alle 17. E vabuò, fa niente. Trovo fuori un vecchio amico, e scambio due chiacchiere. E un sospetto mi assale. Quel mio amico è GesùCristo. O forse ogni amico è GesuCristo. Forse quando i paleocristiani dicevano “gesù morto e reincarnato” voleva dire “siate gesù cristo, e non credete in queste altre cazzate, idioti”.

Alle 20 del 6 aprile rosa vola via. Erano giorni che non era più cosciente. A letto 24 h al giorno. Mia sorella alle 19 mi chiama, e mi dice “mamma non respira più bene, corri”. Tutto il giorno allettata. Alle 20 sono a casa. Citofono. Mia mamma si alza, si mette seduta, mi aspetta seduta, l’abbraccio, e muore in braccio a me.

Mi chiudo a chiave in stanza, per stare solo con lei, e per dirle che avrei pensato a tutto io da quel momento in poi. E anche li mi sembrava di aver davanti gesùccristo. Ma non c’entra nulla, di nuovo.

7 aprile. Funerale. Tanti amici, tantissimi. Più amici che parenti. E un figlio di puttana, con tonaca bianca, e capelli lunghi. Io che reggo con la destra mio padre malato, e con la sinistra la sorella piccola, che mi chiedono con gli occhi “e ora chi ci pensa a noi”. Io, ovviamente.

Il pezzo di merda mi guarda negli occhi e mi dice “che questo sia da monito a tutti coloro che non credono, che vita è la vostra, in questi casi, senza fede”. A me, con una morta davanti, e due morenti, appoggiati a me.

Flash forward. Oggi mi sono sbattezzato. Una raccomandata, e via. Scomunicato per sempre.

Non voglio essere chiamato tuo fratello, pezzo di merda. E tantomeno tuo “figliuolo”.

Sono la pecora smarrita, ma in maniera cosciente.

Gesùccristo, budda, maometto, sono in me, in mia madre, nella mia donna, nei miei figli, in Billy il mio criceto.

E non sono in te, Angelo, stanne certo.

E rispondi, e scomunicami, come dice la sentenza di tribunale. Oppure ti denuncio, quanto NON è vero dio.

PS: Ci sono tantissimi altri motivi, ovviamente. Tutti inconfutabili. Ma questo è quello “di pancia”, meditato con attenzione, e raggiunto. Questo, e quella volta che il “catechista del gruppo giovani”, quando stavamo suonando per beneficenza in parrocchia, mi esortò a partecipare alla messa altrimenti non avrei potuto suonare per raccogliere soldi PER BENEFICENZA.

Te lo ricordi ancora, **** ? Bravo, sappi che oggi, dopo 15 anni, convinco più persone io con la mia chitarra che tu con quattro avemaria.

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