è su un disco dei pink floyd, ma principalmente in cucina di casa mia, su una lavagnetta, da 7 anni., scritto con gessetto rosa, credo.
“Rob non mi sono sentito bene prima, mi si è storta la bocca e ho la nausea”
“Cazzarola, chiama l’ambulanza, e ti accompagno, non mi scollo da te”
“Mari, vado, stai con la piccola”.
E accompagno questo vecchio amico in ospedale.
è allegro con i medici, buon segno. Ma decidono comunque di trattenerci.
Piange sommessamente il mio amico. “Ehi, non mi muovo io”.
Quindi passo la notte più o meno all’adiaccio. Ero memore di ischemie, di tumori celebrali.
La mattina dopo lo chiamano, a fare l’eeg (elettroencefalogramma). E vabu, rimango nella stanza accanto. Il tecnico mi dice che “legge” qualcosa. Ha avuto una crisi epilettica il mio amico.
Lo dico a Marika. “peccato, passo tra poco”.
Mi offre qualche schifezza, giusto per buttare qualcosa nello stomaco. “Sai, è la prima volta che vivo un ricovero così da vicino, mai stato ricoverato”. Ride, il mio amico. Ma non lo lascio. Oggi sono qui solo per te
Dobbiamo stare qui anche domani. E vabe, passano tutti dopo. Dafne e leda sono tristi, il papà è fuori con il suo amico (anche loro, in realtà).
Marika mi abbraccia forte.
Together we stand, divided we fall. Lei sorride, ricorda la prima volta che ha letto tutto questo (oltre cantarlo coi nowall)
Mi da un bacio, e ci augura la buonanotte. Sono ancora accanto a lui, anche stanotte. Dobbiamo stare svegli come due vecchi amici che era troppo che non cazzeggiavano insieme. Facile.
Domani rifà l’eeg, e ne sapremo di più. Ma mi dicono di stare sereno.
Che sarebbe il mondo senza amici.
Che sarebbe il mio mondo senza il mio amico?
Ettore, lo rileggerai prima o poi questo, Sei qui accanto e vedi Boing. Dimenticherai la stanza brutta, ma non dimenticherai questa notte col tuo amico roberto.
Together we stand.