Il giorno prima ci avevano fatto (o meglio, provato) a fare la truffa della pietra contro l’auto, a un angolo di strada. Uno che diceva di essere leccese, ma con fortissimo accento calabrese, voleva spillarmi 150, 200 euro.

Alla richiesta della fattura proforma del meccanico, scappa via.

Dopo questa tragedia, andiamo a comprare (insieme, con Daniela/e) un vestito da sposa. Da Nuna Lie. Nero, e rosso. Perchè siamo dei tizi rock’nroll. In realtà a marika piace Ornella vanoni, ma vabe.

Ben 70 euro. Scarpe e vestito. Comprato insieme, quindi ovviamente l’ho visto. I soldi li abbiamo condivisi sin dal giorno zero.

Ci svegliamo il lunedì. Ettore era ancora silenzioso. Ci vestiamo. Cerco di stirarmi alla ben meglio uno schifo di vestito di ovs, comprato per un altro matrimonio tipo 8 anni prima. Fatto stringere dal cinese, perchè pesavo 20 kg di più. Peppino prima di iniziare la cerimonia mi fa notare che c’è un buco dietro il colletto.

L’uomo deve trasudare eleganza, ma prima deve pagare gli f24. E ottobre è un mese di merda.

Tappa al quartiere libertà. Marika si fa truccare da una sua zia. Nonchè sua testimone di nozze. Perchè si le make up artist ti trasformano, ma s pagn.

Arriviamo sul lungomare, via fraccacreta. Una bolgia di persone, in un ufficio pubblico. Sembrava quasi l’ufficio di collocamento, bellissimo. Bobi la nostra cara amica lega gli anelli regalati da Titti e Luisa alla culletta (anche essa usata, credo!) di Ettore. Che mi guarda li con la faccia “ma chi sono tutti questi”?

Saliamo una rampa di scale. Chi si è sposato sa che accanto alla sala delle celebrazioni c’è l’ufficio divorzi e separazioni.

Vado solo, perchè mia madre non c’è più, a prendere posto. Le lacrime di mia sorella, quelle si, le vedo, e hanno fatto perfettamente le veci di quelle di mia madre. Finalmente quel fratello che prima non era proprio felice, e poi portava donne dubbie in casa si stava tranquillizzando.

Arriva marika, bella come ogni giorno. Lei con suo padre. Nessun velo, solo tanto imbarazzo di camminare in mezzo a tanta gente.

Il messo comunale ci aspetta. Dolcissima, sceglie per noi delle parole (forse) di bruce springsteen. Meglio di qualsiasi prete tendenzialmente sociopat/pedofilo. Veramente un tesoro. Anche lei ci dice “siete belli”.

Michela, al violino, suona “il cigno” di Saint-Saëns. 3 anni dopo arriverà Leda, da Leda e il cigno.

Dico qualche frase sconnessa. Anche lei. E siamo sposati.

Usciamo, il riso, gli amici di sempre. Anche quelli che non vedo da una vita, che hanno saputo da altri che mi sposavo. Che bello. Vi ricordo tutti.

In corso vittorio emanuele, senza nessuna preparazione, andiamo in un bar che ora non c’è più.

“Prendete quello che vi pare”. Vi vorrei tutti a pranzo con me, ma si sa la giovialità è bella, ma la TARI è altrettanto importante.

Andiamo a pranzo in un ristorante in centro. Con i nonni, mia sorella, i genitori di marika, e Peppino, Ivan e Pasquale a farmi da mamma e papà. eravamo forse 15 in totale. Essere in un ristorante in centro il lunedì a pranzo mi fa sentire un uomo di affari, vedere i palazzi grigi in un giorno normalissimo è meraviglioso.

Torniamo a casa, verso le 6. La vicina gastema, “sono arrivati dei fiori” “e lo so signora ci siamo sposati oggi” “ah auguri”, con faccia infastidita.

Li mortacci sua.

Alle 9 siamo all’ekoinè. Quella è la nostra festa.

I palloncini bianchi di Gaia. La batteria portata da giulio. La chitarra da Roberto. La nostra cassetta bianca come PA.

I talloncini, come qualsiasi festa di 30 anni in un centro sociale. Le mie colleghe. Roberto e quello splendore di Chiara che ci danno i soldi in una busta da salumiere. Gruppi morti e sepolti da 20 anni che si ricreano per suonare una sola canzone. Ettore vicino alla nonna, che dorme beato in un pub con musica live, nel casino. Quella sera c’erano anche miei amici musicisti senza una lira davvero ai quali ho potuto offrire una birra. Loro a un ricevimento standard non sarebbero mai venuti.

Finisce la festa. Ho ancora lo scontrino del buon fabio. 443 euro. E ci ha offerto anche un cicchetto, alla fine.
Perchè i matrimoni vanno festeggiati in maniera memorabile. Ma se avessi festeggiato il matrimonio in maniera memorabile, avrei dovuto nutrire ettore con cibo per cani per 6/7 mesi.

The end.

Siamo partiti in viaggio di nozze nel week end. Ben DUE notti fuori, in bassa stagione, in costiera amalfitana. Ben 220 euro, non badiamo a spese.
E mangiando in giro, “seduti” una sola volta. Non ho neanche preso il congedo di 15 giorni. Pensate che chigghione.

Ma l’amore ha vinto, perchè nonostante non le abbia mai potuto comprare un abito bianco che le desse le sembianze di una principessa (che già è), mi ama ancora oggi, 6 anni dopo, come allora. Solo che ora il mercoledì sera preferisce chi l’ha visto a tutta la famiglia. Ma capita. Stasera festeggeremo con una focaccia fatta in casa. Non perchè non mi possa permettere un ristorante stellato. Ma perchè preferisco la focaccia.

Ah, la prima data del matrimonio era 10 settembre alle 16.30. Il 10 settembre alle 16.25 è nato ettore. I casi della vita.

A chiunque ci abbia fatto un regalo: quei soldini, tutti, sono sul librettino di Ettore, e fidatevi, ci sono serviti in passato per affrontare qualche folata di vento più forte del solito. Ma sono sempre tornati li. Vi ricordo tutti, e grazie per esserci stati quel giorno. Grazie anche agli sconosciuti dell’ekoinè che si fregavano i biscottini di nascosto dal “tableau mariage”.

Se eravate li quel giorno, eravate anche voi amici miei.

Vu non sit dat fastidj a nisciun

Lo ha detto una zia di marika, la testimone. Si, non abbiamo dato fastidio a nessuno. Se volevi venire venivi. Se volevi venire la sera, giusto un a birra. Quindi non volevo nessun regalo. A bari, in un pub.

Quindi se una persona di 75 anni mi ha detto “hai fatto bene”, si, ho fatto bene.

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