Cinquantasei scalini devi salire per arrivare a casa mia.

Arrivi in via Toma, gastemi perchè non si trova più posto.

Citofoni. Apre ettore. Sali i primi scalini.

Se vuoi prendi l’ascensore, ma ricorda che devi scendere una rampa, se arrivi al terzo.

Poi suoni il campanello. Spingi forte, l’ho sostituito io con uno di amazon e funziona di merda.

Poi puoi apprezzare il colore salmone scrostato della mia camera da letto. Il moderno letto ikea in contrapposizione con l’armadio anni 80. I disegni di leda di unicorni mostri.

La veranda con evidenti segni di umidità. La stanza in cui nessuno di voi è mai stato se non Marika (è vietata anche ai bambini, troppo pericolosa). La sala prove al posto del salone.

Il capolavoro di pitturazione di interni nel salone. Il balcone mezzo scrostato. Il cesso bicolore (mezzo bianco, mezzo cipria. E qui in mezzo c’è anche il/la colpevole).

Insomma siete a casa mia.

Cioè, no. Non siete a casa mia. Siete a casa del mio proprietario di casa.

O meglio.

Lo eravate.

Perchè tra 51 minuti sarà casa nostra. Mia e di Marika, di Ettore, di Leda.

13 anni fa avevo 1800 euro in banca, un fitto grosso da pagare (mio padre morendo ci ha lasciato ben 220 euro), finanziamenti attivi, mia sorella che ancora non lavorava, e sinceramente un bel po’ di paura.

Nel 2017 dopo 20 secondi dal messaggio whatsapp con la foto del test positivo per Leda, mi chiamò il “landlord”. “Senti io sto vendendo, vuoi comprarla”? E io “come no, posso pagartela con peli pubici se vuoi”. E il terrore che sale. Questo mi sfratta, e siamo in 3 + un pancione. Dove vado?

E oggi sono qui. Dopo 40 anni di fitto di casa. Mio padre pensò bene di rifarci il bagno e la veranda a spese sue (spesa senza senso, se ci pensiamo oggi). Forse perchè se ne era innamorato, di sta casa.

Ora sono seduto accanto a dove lui ha passato infiniti momenti, da vedovo, alle 7 di mattina a guardare fuori, la cupola della chiesa Russa di Bari, verde smeraldo, seduto alla sua sedia.
Qui c’era un salone antico, una volta. Poi abbiamo fatto le feste in casa, durante le medie.

Qui sono morte persone, sono arrivate nuove persone. C’è stato mio nonno, mia nonna, tutti i miei zii. Si sono consumate tragedie, amori e il contrario di amori.
Sono nate persone, si sono sciolte famiglie, si sono create famiglie.

Grazie a tutti per qualsiasi cosa abbiate fatto nei miei riguardi. Perchè un uomo non si nutre di soli soldi. Perchè un uomo trova anche la forza di andare avanti con una parola gentile, o un consiglio, o  un “coglione, che fai?” detto al momento giusto.
E grazie anche al Covid, che mi ha fatto fare le scelte giuste. E a Mario Draghi e a tutti i governi tecnici in generale, perchè no.

Ora scendo, ci aspetta il notaio.
Che culo. Non dovrò mai più rifare i bigliettini da visita.

Robertoantonacci.com
via Toma 12/B Bari. Casa e bottega.

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